Il ministro delle Infrastrutture rivendica l’opera di semplificazione e la trasparenza: “Basta alle gare al massimo ribasso, la scelta coniuga prezzo e qualità”. Cantone: “E’ una piccola rivoluzione copernicana”.
MILANO – Mentre il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, rilancia il tema del completamento delle grandi opere infrastrutturali lasciate in sospeso, il Consiglio dei Ministri ha approvato “il codice attuativo della riforma degli appalti”, dopo l’approvazione della delega da parte del Parlamento. Lo ha annunciato il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, al termine della riunione dell’esecuitov. Delrio l’ha presentato come “una corposa riforma che mira a rendere il sistema dei lavori pubblici e delle concessioni finalmente all’altezza di un grande Paese europeo. Semplificazione, trasparenza, lotta alla corruzione, e qualità sono gli elementi chiave” della riforma. Sul primo punto, quello dello snellimento delle norme, il ministro sciorina i numeri: si passa dal vecchio codice “da 660 articoli e 1500 commi a 217 articoli con una scelta di grandissima semplificazione e recepimento delle direttive europee”.
Tra i punti qualificanti sottolineati da Delrio c’è lo “stop alle gare al massimo ribasso, la scelta coniuga prezzo e qualità”. Per la “prima volta” viene “normato per legge tutto il tema delle concessioni” e il “rischio operativo è in carico al privato”. Lo Stato, ha spiegato Delrio, “non è obbligato a riequilibrare gl investimenti”, e questa “è una grande rivoluzione”. Quanto al ruolo dell’Anac, Delrio ha sottolineato: “Faremo in modo che ai nuovi compiti corrispondano risorse adeguate, che siano dal bilancio interno o altre risorse si vedrà. Andremo senz’altro incontro a questa sollecitazione di risorse adeguate”, rispondendo alle preoccupazioni di Raffaele Cantone sull’adeguatezza degli strumenti a disposizione dell’Anticorruzione.
Proprio Cantone ha commentato positivamente che il nuovo codice “rappresenta una piccola rivoluzione copernicana nel sistema degli appalti nel nostro paese. Da sola – ha spiegato – una legge non è in grado di risolvere i problemi e anche questa legge non avrà un effetto salvifico, ma alcune novità le porta, anche nel provare a evitare uno dei rischi principale degli appalti, il rischio di corruzione”.
Nel comunicato di Palazzo Chigi si precisa che sono previsti tre livelli di progettazione: il nuovo progetto di fattibilità tecnica ed economica, il progetto definitivo ed il progetto esecutivo, che viene posto a base di gara. La progettazione deve assicurare il soddisfacimento dei fabbisogni della collettività, la qualità architettonica e tecnico-funzionale dell’opera, un limitato consumo del suolo, il rispetto dei vincoli idrogeologici sismici e forestali e l’efficientamento energetico. Il nuovo progetto di fattibilità sarà redatto sulla base di indagini geologiche e geognostiche, di verifiche preventive dell’assetto archeologico, fermo restando che deve individuare il miglior rapporto tra costi e benefici per la collettività.
Per l’Anac e la legalità si ricorda che sono numerose le disposizioni a sostegno di questi aspetti, partendo proprio dal rafforzamento del ruolo dell’Anticorruzione: è chiamato ad adottare atti di indirizzo quali linee guida, bandi-tipo, contratti-tipo ed altri strumenti di regolamentazione flessibile, fornendo costante supporto nell’interpretazione e nell’applicazione del Codice. Dal punto di vista normativo, viene prevista una disciplina unitaria per le concessioni di lavori, servizi e forniture, chiarendo che le concessioni sono contratti di durata, caratterizzati dal rischio operativo in capo al concessionario in caso di mancato ritorno economico dell’investimento effettuato. I titolari delle concessioni sono poi obbligati ad affidare una quota pari all’80% dei contratti di importo superiore a 150mila euro mediante le procedure ad evidenza pubblica.
Si preve poi la graduale digitalizzazione delle gare, si disciplina il Partenariato pubblico privato (PPP) come disciplina generale autonoma e a sé stante, quale forma di sinergia tra poteri pubblici e privati per il finanziamento, la realizzazione o la gestione costruiredelle infrastrutture o dei servizi pubblici, affinché l’amministrazione possa disporre di maggioririsorse e acquisire soluzioni innovative. Si rivisita profondamente il ruolo del general contractor: per farvi ricorso la stazione appaltante dovrà fornire un’adeguata motivazione,
in base a complessità, qualità, sicurezza ed economicità dell’opera. Si vieta al general contractor di esercitare il ruolo di direttore dei lavori. Per ridurre ilcontenzioso, infine, si prevede un rito speciale in camera di consiglio del Tar.
Via al nuovo codice degli appalti. Delrio: “Ora tempi e costi giusti”
Il ministro delle Infrastrutture rivendica l’opera di semplificazione e la trasparenza: “Basta alle gare al massimo ribasso, la scelta coniuga prezzo e qualità”. Cantone: “E’ una piccola rivoluzione copernicana”.
MILANO – Mentre il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, rilancia il tema del completamento delle grandi opere infrastrutturali lasciate in sospeso, il Consiglio dei Ministri ha approvato “il codice attuativo della riforma degli appalti”, dopo l’approvazione della delega da parte del Parlamento. Lo ha annunciato il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, al termine della riunione dell’esecuitov. Delrio l’ha presentato come “una corposa riforma che mira a rendere il sistema dei lavori pubblici e delle concessioni finalmente all’altezza di un grande Paese europeo. Semplificazione, trasparenza, lotta alla corruzione, e qualità sono gli elementi chiave” della riforma. Sul primo punto, quello dello snellimento delle norme, il ministro sciorina i numeri: si passa dal vecchio codice “da 660 articoli e 1500 commi a 217 articoli con una scelta di grandissima semplificazione e recepimento delle direttive europee”.
Tra i punti qualificanti sottolineati da Delrio c’è lo “stop alle gare al massimo ribasso, la scelta coniuga prezzo e qualità”. Per la “prima volta” viene “normato per legge tutto il tema delle concessioni” e il “rischio operativo è in carico al privato”. Lo Stato, ha spiegato Delrio, “non è obbligato a riequilibrare gl investimenti”, e questa “è una grande rivoluzione”. Quanto al ruolo dell’Anac, Delrio ha sottolineato: “Faremo in modo che ai nuovi compiti corrispondano risorse adeguate, che siano dal bilancio interno o altre risorse si vedrà. Andremo senz’altro incontro a questa sollecitazione di risorse adeguate”, rispondendo alle preoccupazioni di Raffaele Cantone sull’adeguatezza degli strumenti a disposizione dell’Anticorruzione.
Proprio Cantone ha commentato positivamente che il nuovo codice “rappresenta una piccola rivoluzione copernicana nel sistema degli appalti nel nostro paese. Da sola – ha spiegato – una legge non è in grado di risolvere i problemi e anche questa legge non avrà un effetto salvifico, ma alcune novità le porta, anche nel provare a evitare uno dei rischi principale degli appalti, il rischio di corruzione”.
Nel comunicato di Palazzo Chigi si precisa che sono previsti tre livelli di progettazione: il nuovo progetto di fattibilità tecnica ed economica, il progetto definitivo ed il progetto esecutivo, che viene posto a base di gara. La progettazione deve assicurare il soddisfacimento dei fabbisogni della collettività, la qualità architettonica e tecnico-funzionale dell’opera, un limitato consumo del suolo, il rispetto dei vincoli idrogeologici sismici e forestali e l’efficientamento energetico. Il nuovo progetto di fattibilità sarà redatto sulla base di indagini geologiche e geognostiche, di verifiche preventive dell’assetto archeologico, fermo restando che deve individuare il miglior rapporto tra costi e benefici per la collettività.
Per l’Anac e la legalità si ricorda che sono numerose le disposizioni a sostegno di questi aspetti, partendo proprio dal rafforzamento del ruolo dell’Anticorruzione: è chiamato ad adottare atti di indirizzo quali linee guida, bandi-tipo, contratti-tipo ed altri strumenti di regolamentazione flessibile, fornendo costante supporto nell’interpretazione e nell’applicazione del Codice. Dal punto di vista normativo, viene prevista una disciplina unitaria per le concessioni di lavori, servizi e forniture, chiarendo che le concessioni sono contratti di durata, caratterizzati dal rischio operativo in capo al concessionario in caso di mancato ritorno economico dell’investimento effettuato. I titolari delle concessioni sono poi obbligati ad affidare una quota pari all’80% dei contratti di importo superiore a 150mila euro mediante le procedure ad evidenza pubblica.
Si preve poi la graduale digitalizzazione delle gare, si disciplina il Partenariato pubblico privato (PPP) come disciplina generale autonoma e a sé stante, quale forma di sinergia tra poteri pubblici e privati per il finanziamento, la realizzazione o la gestione costruiredelle infrastrutture o dei servizi pubblici, affinché l’amministrazione possa disporre di maggioririsorse e acquisire soluzioni innovative. Si rivisita profondamente il ruolo del general contractor: per farvi ricorso la stazione appaltante dovrà fornire un’adeguata motivazione,
in base a complessità, qualità, sicurezza ed economicità dell’opera. Si vieta al general contractor di esercitare il ruolo di direttore dei lavori. Per ridurre ilcontenzioso, infine, si prevede un rito speciale in camera di consiglio del Tar.
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